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Il campo della medicina riproduttiva è in crescita grazie ai progressi nella tecnologia di riproduzione assistita (ART). Si stima che a oggi più di 10 milioni di bambini siano stati concepiti grazie a tali tecniche in tutto il mondo e che il 3 % dei bambini in Europa e il 2,3% negli Stati Uniti siano nati mediante di esse. Ma non c’è rosa senza spine. Molte revisioni sistematiche, metanalisi e ampi studi osservazionali mostrano un’associazione tra ART e basso peso alla nascita e nascita prematura senza tuttavia indicare in alcuna tecnica riproduttiva dei difetti maggiori. La maggior parte degli studi non mostra alcuna differenza nella frequenza dei difetti alla nascita nei bambini nati dopo la fecondazione in vitro (IVF) rispetto all’ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi), né nei bambini nati dopo FET (il trasferimento di embrioni freschi rispetto a quelli congelati-scongelati). Piuttosto, secondo un recente studio australiano, l’aumento del tasso di difetti alla nascita riscontrato tra i bambini nati grazie alle tecniche di riproduzione assistita si spiegherebbe in parte con la infertilità dei genitori.

Tra questi difetti riscontrabili alla nascita, quelli più comuni sono i difetti cardiaci congeniti (CHD), che rappresentano circa il 50% di tutti i difetti congeniti maggiori e che colpiscono circa l’1%-2% dei bambini nella popolazione generale. Inoltre, i difetti cardiaci congeniti rappresentano una delle principali preoccupazioni per la salute pediatrica e rimangono la principale causa di mortalità per difetti alla nascita. Essi si riferiscono ad anomalie strutturali del cuore e dei vasi intratoracici presenti durante la gravidanza o alla nascita.

Utilizzando dati nazionali provenienti da quattro paesi nordici, un nuovo studio apparso di recente su «European Hearth Journal» ha valutato il rischio di malattie coronariche maggiori nei bambini nati vivi concepiti con ART rispetto ai bambini nati a seguito del concepimento spontaneo. I dati per questo studio sono stati ottenuti da Danimarca (per gli anni 1994–2014), Finlandia (1990–2014), Norvegia (1984–2015) e Svezia (1987–2015). Gli autori hanno preso in considerazione fattori consustanziali che possono aver aumentato il rischio di difetti cardiaci congeniti, come l’età della madre al momento del parto, se la madre fumava durante la gravidanza o se aveva il diabete o dei difetti cardiaci. Da questo incrocio dei dati è emerso che le donne che hanno concepito mediante ART avevano maggiori probabilità di essere più anziane alla nascita (≥35 anni; 40,4% vs. 16,3%), di essere al primo concepimento (67,9% vs. 41,8%), di avere un livello di istruzione elevato (16,3% vs. 10,1 %) e di essere non-fumatrici (86,6% contro 71,9%). La prevalenza del diabete prima della gravidanza era dello 0,88% nelle donne che hanno concepito utilizzando ART rispetto allo 0,71% nelle donne che hanno concepito spontaneamente.

In questo ampio studio di coorte su 7,7 milioni di bambini nati vivi, tra cui più di 171.000 bambini nati grazie alla fecondazione assistita, si è scoperto che le nascite si associano ad un aumento del rischio di malattie coronariche maggiori e gravi sia nella popolazione ART complessiva che nel gruppo ART dei nati singoli, rispetto ai bambini concepiti spontaneamente. Questo senza fare distinzioni fra le tipologie di ART. Infatti, i bambini concepiti con ICSI non sembrano avere un rischio maggiore di malattie coronariche rispetto ai bambini concepiti con IVF o con FET.

Da ricordare che i difetti cardiaci congeniti sono un gruppo eterogeneo di malattie che comprendono sia difetti gravi e potenzialmente letali, sia anomalie minori. Ciò non toglie che i problemi di salute persistano per molti bambini quando crescono. I bambini e gli adolescenti con malattie cardiache presentano un rischio di ictus ischemico 11 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, sebbene il rischio assoluto sia basso. Per gli adulti affetti da malattia coronarica, i rischi di ipertensione arteriosa polmonare ed endocardite sono maggiori. Inoltre, tra i giovani adulti affetti da malattia coronarica, 1 su 12 sviluppa fibrillazione atriale e 1 su 10 sviluppa insufficienza cardiaca congestizia, prima dei 42 anni di età.

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