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Gli smartphone dei quali tutti facciamo un uso ricorrente potrebbero essere responsabili di alcuni problemi di salute proprio a causa della loro ingombrante presenza nella nostra vita. Secondo uno studio recente pubblicato sulla rivista «Canadian Journal of Cardiology», l’uso regolare del telefono cellulare sembra associato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi cardiovascolari, soprattutto nei fumatori e in chi ha una diagnosi di diabete.  Lo studio, condotto attingendo i dati da un database britannico relativo a 444.027 persone che hanno autoriferito circa l’uso del telefonino fra il 2006 e il 2010, era finalizzato a valutare l’eventuale esistenza di un legame fra sviluppo di malattie cardiovascolari e uso del cellulare. Essendo relativi al periodo 2006-2010, i dati sono antecedenti all’uso dello smartphone, poiché l’ingresso prepotente di questo device nella vita quotidiana è avvenuto fra il 2013 e il 2014 quando, a causa del crollo del prezzo, tutti hanno potuto comprarne uno. I ricercatori hanno riscontrato che l’emissione da parte dei telefoni cellulari di campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) sono in grado di indurre una disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene alla base di risposte infiammatorie e stress ossidativo che possono influenzare negativamente il cuore e i vasi sanguigni. I pazienti selezionati sono stati seguiti per una media di 12,3 anni; in questo periodo gli studiosi si sono concentrati sull’eventuale insorgenza di condizioni quali ictus, coronaropatia, fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca. Inoltre, si sono focalizzati sui modelli di sonno, sull’eventuale disagio psicologico e tendenza alla nevrosi. Un uso eccessivo del cellulare, infatti, è in grado di inficiare negativamente la qualità del sonno, peggiorare la salute mentale e favorire un certo nevroticismo. Anche questi sono chiari fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi cardiovascolari. Siccome lo studio si riferiva all’uso dei cellulari e non degli smartphone, è emersa soltanto una vaga correlazione fra l’uso del cellulare e lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Per arrivare a conclusioni aggiornate, lo studio andrebbe esteso all’uso dello smartphone che, come sappiamo, è l’unico che offre la particolarità di ricorrere frequentemente alla messagistica e ai social,  entrambi sconosciuti sul “vecchio” cellulare.

Nel 2023, la rivista «European Hearth Journal -Digital Health» ha pubblicato uno studio secondo il quale più tempo si parla al telefono, maggiore è il rischio di sviluppare ipertensione. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dalla Uk Biobank britannica relativi a 212.046 persone di età compresa fra i 37 e i 73 anni, nessuna delle quali era ipertesa a inizio delle rilevazioni. Dopo un follow-up di 12 anni si è visto che chi parlava di più al cellulare ha avuto un rischio di ipertensione più alto del 7% rispetto a chi non ne ha fatto uso. Chi aveva l’abitudine di conversare per 30 minuti o più a settimana ha avuto un rischio del 12% più alto di sviluppare ipertensione rispetto a chi lo utilizzava per conversare per meno di 30 minuti. Rispetto alle persone che hanno passato meno di 5 minuti a settimana al cellulare, il tempo di uso settimanale di 30-59 minuti, 1-3 ore, 4-6 ore e più di 6 ore è stato associato rispettivamente a un aumento del rischio di ipertensione arteriosa dell’8%, 13%, 16% e 25%. Anche in questo caso i dati si riferiscono all’uso del cellulare e non dello smartphone.

Siamo in attesa di aggiornare le conoscenze in questo campo con i dati sull’impatto degli smartphone sulla popolazione, con particolare riguardo al doomscrolling. Questo termine è composto da doom “sventura” e scrolling “scorrere” (riferito allo schermo”) che descrive l’abitudine comune a molte persone di compulsare una via l’altra le notizie negative rintracciate sui social e dintorni anche stando a letto. Si tratta di una cattiva abitudine che può ridurre sensibilmente durata e quantità del sonno. Secondo un primo studio condotto presso l’Università della Florida, esiste una relazione fra una cattiva qualità del sonno e lo sviluppo dei problemi cardiaci. In questo studio sono stati analizzati i dati di 7000 persone, età media 53 anni, che hanno riferito circa le loro abitudini di sonno e che hanno accettato di indossare uno strumento da polso in grado di registrare ogni cambiamento intercorso durante il riposo notturno. In questo modo si è scoperto che avere problemi di sonno aumenta del 54% il rischio cardiovascolare. Ecco quindi che il sonno, già spesso così labile e disturbato,  non andrebbe ulteriormente molestato con l’uso dello smartphone o quantomeno si dovrebbe provare a rispettare la regola del 20-20-20 ovvero distogliere lo sguardo dallo schermo di un qualunque device dopo 20 minuti di utilizzo, osservando un punto posto ad almeno 20 metri di distanza, dunque alzandosi dalla sedia dal divano per guardare ciò che accade fuori dalla finestra per almeno 20 secondi. Altra regola fondamentale è non portare alcun device in camera da letto, anzi spegnerli e riaccenderli solo al mattino.

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