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Da una diagnosi di cancro a una di malattia cardiovascolare la distanza può essere breve, ragion per cui conviene correre ai ripari adottando le stesse strategie di contenimento del rischio consigliate per la prevenzione secondaria, ovvero sottoporsi agli esami di diagnosi precoce, rispettare la terapia farmacologica e prestare la massima attenzione alla dieta e allo stile di vita. È quanto si evince da un’analisi retrospettiva apparsa a fine 2023 sulla rivista «Circulation». A detta degli autori di questo studio, presentato al Congresso dell’American Heart Association del 2023 a Filadelfia, il cancro dovrebbe essere considerato alla stregua di un fattore di rischio cardiovascolare. La loro analisi ha incluso 937 pazienti di entrambi i sessi di età pari o superiore a 18 anni sottoposti ad angioplastica coronarica per sindrome coronarica acuta tra il 2008 e il 2022. Di costoro, 89 (9,5%) avevano una storia di cancro, la cui diagnosi risaliva in media a 2 anni prima. La maggior parte aveva trattato e risolto il cancro.

Ebbene, nel corso del follow-up di circa 4 anni, i tassi di incidenza di un evento cardiovascolare maggiore (ictus, infarto miocardico, morte cardiovascolare o nuova angioplastica) sono stati del 28,4% nel gruppo con una diagnosi di cancro, del 22,2% nel gruppo senza. Tanto da far commentare al ricercatore referente principale dello studio, il cardiologo Renzo Melchiori, che lavora presso l’Ospedale Universitario Austral di Pilar, che la fine di un trattamento oncologico deve coincidere con l’inizio di una presa in carico del paziente in prevenzione secondaria per malattia cardiovascolare, come se si trattasse di un paziente con diabete o con insufficienza renale cronica. Lo scopo è quello di concentrarsi su ciò che è accaduto alle arterie del paziente a seguito dei trattamenti oncologici. Altri studi avevano già rilevato un tasso più elevato di patologia aterosclerotica ed eventi cardiovascolari in pazienti con una storia di cancro. La ragione è che entrambe le patologie presentano fattori di rischio comuni. È noto che ci si crea una maggiore disfunzione endoteliale per sindrome infiammatoria e a causa delle terapie oncologiche.

Pertanto, preoccuparsi della salute cardiovascolare già al momento della diagnosi di cancro non è sbagliato. Anche perché dal cancro fortunatamente molto spesso si guarisce ma i danni endoteliali restano. Oggi le malattie oncologiche vengono trattate in modo così efficace, aumentando la sopravvivenza e l’aspettativa di vita, che concentrarci su ciò che accade alle arterie di questi pazienti dopo il trattamento si configura come la scelta giusta.  Nel dettaglio, i ricercatori consigliano l’intensificazione delle misure di controllo cardiovascolare nella prevenzione secondaria per questi pazienti, la riconsiderazione degli obiettivi e la garanzia del rispetto dei regimi farmacologici prescritti e delle abitudini di vita sane.

Va detto che, a causa delle dimensioni del campione, non è stato possibile effettuare delle distinzioni in base al tipo di cancro, allo stadio della malattia o alle strategie terapeutiche; evidenze che vengono delegate a futuri approfondimenti.

Quanto, tuttavia, emerge da una sotto analisi, indica che la causa del peggioramento endoteliale non si spiega solo con i 90 giorni precedenti l’angioplastica da due fattori che causano l’infiammazione arteriosa come la chemio e la radioterapia ma che, a oggi, non vengono considerati degni di attenzione da un punto di vista cardiotossico. Merito di questo studio è proprio quello di aver attirato l’attenzione su questo problema, suggerendo agli esperti di aumentare gli sforzi per migliorare la qualità della vita dei pazienti, evitando eventi cardiovascolari potenzialmente prevenibili che potrebbero avere un impatto negativo sulla sopravvivenza ottenuta grazie ai progressi contro il cancro.

«Nella nostra popolazione i pazienti affetti da cancro hanno avuto una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari maggiori durante il follow-up – recita una nota conclusiva dello studio – La storia di cancro si è comportata come un fattore di rischio significativo e indipendente per questi eventi, mentre la vicenda cardiovascolare si è complicata a causa di altri fattori di rischio classici. Sono necessari ulteriori studi per indagare il sovrapporsi di questi fenomeni».

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