Read Time:4 Minute, 7 Second
L’automonitoraggio è una prassi consolidata nei pazienti diabetici, che necessitano di controllare costantemente i valori di concentrazione di glucosio nel sangue (in questo caso con i sensori FreeStyle libre di Abbott).

Il progetto Jacardi – Joint Action on cardiovascular diseases and diabetes – si pone l’ambizioso obiettivo di migliorare l’assistenza delle persone con diabete e malattie cardiovascolari per alleggerire questo carico sui sistemi sanitari dei diversi Paesi dell’Unione, e ridurre l’incidenza dei fattori di rischio correlati. Del resto, i numeri parlano chiaro: nell’Unione europea 63 milioni di persone convivono con malattie cardiovascolari che rappresentano la principale causa di mortalità nel territorio. I pazienti adulti affetti da diabete, inoltre, sono quasi raddoppiati negli ultimi 10 anni, raggiungendo i 32,3 milioni di casi nel 2019. Insieme, diabete e malattie cardiovascolari hanno un impatto molto negativo sul benessere, sull’aspettativa e sulla qualità di vita delle persone e pesano non poco sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e sullo sviluppo sociale ed economico. Il progetto Jacardi unisce 21 Paesi europei, compresa l’Ucraina, coinvolgendo 76 partner e oltre 300 esperti di sanità pubblica. Si articola in quattro anni e prevede l’implementazione di 142 studi pilota volti a raggiungere oltre un milione di cittadini europei a rischio. Dalle evidenze così ottenute si elaboreranno piani di sviluppo strategico per la loro sostenibilità e adattabilità a livello nazionale e regionale. L’iniziativa avrà un impatto significativo sul territorio italiano, con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in veste di capofila e coordinatore europeo. In Italia sono coinvolti 22 partner, tra i quali figurano Regioni, Asl, università, Irccs e il ministero della Salute, con un budget nazionale di circa 15 milioni di euro. Jacardi rappresenta la seconda azione congiunta con il più alto finanziamento mai stanziato, potendo contare su 53 milioni di euro finanziati dalla Commissione Europea. Il progetto vuole coprire l’intero percorso di un paziente che entra in contatto con il diabete e le patologie cardiovascolari, partendo da un aumento della consapevolezza su queste malattie nella popolazione generale, passando per una più mirata prevenzione primaria fino a spingersi a un miglioramento del percorso di cura per chi ha già ricevuto una diagnosi.Proprio di recentegli scienziati del Consorzio internazionale Global Cardiovascular Risk Consortium, coordinato dal Dipartimento di Cardiologia del Centro Universitario Heart & Vascular del Medical Center Hamburg-Eppendorf (UKE) e dal Centro Tedesco per la Ricerca Cardiovascolare (DZHK) hanno dimostrato che cinque fattori di rischio cardiovascolare modificabili, indice di massa corporea, pressione arteriosa sistolica, colesterolemia non-HDL, fumo e diabete, sono direttamente collegati a più della metà di tutte le malattie cardiovascolari nel mondo. Tutti e cinque i fattori di rischio modificabili combinati, sovrappeso, ipertensione, colesterolo alto, fumo e diabete mellito contribuiscono al 57,2% del rischio cardiovascolare delle donne e al 52,6% degli uomini, oltre al 22,2% dei decessi (mortalità complessiva) nelle donne e al 19,1% negli uomini, con il livello di pressione sistolica che rappresenta l’elemento più incisivo. Questi dati dimostrano come più della metà degli eventi legati alle malattie cardiovascolari sono imputabili a fattori di rischio che possono essere prevenuti e modificati, soprattutto, attraverso l’adozione di corretti stili di vita (alimentazione, attività fisica, fumo).

Fondamentale marcare la differenza fra prevenzione primaria e secondaria. Nel primo caso gli interventi sono rivolti  alle persone sane al fine di evitare che si ammalino. Tali interventi permettono di ridurre le complicanze ed evitano di doversi rivolgere al sistema sanitario: sono interventi che mirano ad allungare il più possibile la vita in salute delle persone. La prevenzione secondaria, invece, si rivolge alle persone colpite da eventi cardiovascolari: in questo caso, infatti, sono fondamentali una diagnosi precoce e una cura veloce ed efficace. In questo contesto è importante individuare e intervenire sui fattori di rischio e accrescere l’aderenza massima ai trattamenti terapeutici, al fine di prevenire ulteriori recidive. Nel caso della prevenzione secondaria, i valori limite dei fattori di rischio sono più bassi rispetto a quelli stabiliti in prevenzione primaria.

Il progetto Jacardi, inoltre, prevede focus specifici su determinanti sociali e commerciali della salute, sulla diversità culturale ed etnica oltre che una promozione dell’equità, anche dal punto di vista di genere. Gli studi che verranno realizzati nell’ambito di questo progetto vogliono indagare in maniera più approfondita le principali dimensioni sociali delle disuguaglianze nel diabete e nelle malattie cardiovascolari, andando a valutare soprattutto l’esposizione ai fattori di rischio; le limitazioni nell’accesso alle cure e le conseguenze sociali di queste condizioni. L’iniziativa, infine, almeno per quanto riguarda il contesto italiano, vuole fornire uno spunto ulteriore e incisivo per l’effettiva realizzazione del primoregistro nazionale di malattia diabetica. Tale registro previsto dal DPCM del 2017, non è stato fino ad adesso mai realizzato: lo sarà attraverso quest’iniziativa, che servirà come impulso iniziale per l’armonizzazione a livello regionale e la definizione delle finalità a livello nazionale.

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

AlphaOmega Captcha Classica  –  Enter Security Code