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di Cristina Sampiero

Mangiar sano è una scelta possibile per tutti.Il primo passo è rinunciare al junk food,il cibo spazzatura,ricco di calorie ma povero di sostanze nutritive.Il secondo,imparare a gestire ciò che chiamiamo “fame”: mangiare stimola la serotonina, l’ormone del senso di sazietà. Anche le emozioni sollecitano la serotonina,per cui dobbiamo imparare a distinguere il tipo di appagamento che ci manca,prima di aprire il frigorifero impropriamente

Se è vero che la popolazione vive più a lungo e che il bisogno di cure mediche è in costante aumento, è altrettanto vero che qualcosa di più deve essere fatto a livello individuale per restare in forma. In questa rubrica cercheremo di affrontare argomenti specifici mantenendo un linguaggio adatto al lettore comune, per tenere fede all’idea, e dimostrare, come il mangiar sano non sia riservato a pochi ma sia una scelta possibile per tutti. Non prediche, non diete, non schemi. Affronteremo alcuni “perché”, che arricchiscano le conoscenze, smuovano le coscienze e inneschino una volontà personale di cambiamento. Tutti, più o meno, sappiamo cosa fa bene e cosa fa male ma non basta a farci compiere scelte diverse: perché? Perché non abbiamo piena consapevolezza del fatto che cambiare dipende solo da noi e perché, tutto sommato, non abbiamo la giusta motivazione. La strada per cambiare c’è, la percorreremo insieme.

La salute è il valore principale per molti di noi perché abbiamo piena consapevolezza che, se viene meno, il resto diventa difficilmente accessibile e automaticamente meno importante. Per essere in salute però non è sufficiente non avere malattie, bisogna essere vitali e per questo, è fondamentale un’alimentazione adeguata. Dobbiamo capire come funziona il nostro corpo e poi scegliere consapevolmente come alimentarci. Come per un’auto, anche per l’uomo ci vuole un carburante adeguato e tanto più è buono, tanto più l’organismo resta efficiente. Il concetto cardine, quindi – un po’ forte – è che dobbiamo smettere di “inquinare” il nostro corpo. Metteremmo del gasolio in un’auto a benzina? Certo che no, la macchina non funzionerebbe. Allo stesso modo noi, “macchine uomo”, dobbiamo imparare a proteggerci senza distrarci troppo, sennò arrivano i guai e si “funziona male”. Siamo d’accordo? Compreso questo concetto, il primo passo per tenersi in salute è rinunciare al junk food, il cibo spazzatura, ricco di calorie ma povero di sostanze nutritive. Ne fanno parte quasi tutti i cibi industriali che, per loro natura, sono confezionati per attirare la nostra attenzione negli scaffali del supermercato; fatti per durare nel tempo, carichi di sostanze chimiche conservanti, coloranti, dolcificanti, aromatizzanti, lievitanti… In un primo momento lo stomaco è pieno, il palato è appagato e la mente è soddisfatta ma poi? Che ne è di quel che resta nel nostro organismo? Questi cibi non hanno effetti immediati e misurabili sul nostro benessere, ma con il tempo inquinano e tolgono equilibrio al nostro corpo che, usurandosi, farà sempre più fatica a restare in forma. Certe cose sembrano innocue ma purtroppo non è così. I cibi industriali sono fatti per il commercio, sono comodi, sono buoni, è vero, ma questo non ha niente a che fare con il cibo sano, e c’è solo un modo per constatarlo: provare a farne a meno per un pò, non ci vorrà molto per sentirsi meglio. In breve ci si sentirà meno gonfi, meno ingombri, più leggeri, più scattanti, più puliti. Invece di continuare a spendere soldi alla ricerca di sostanze miracolose che disintossichino il nostro corpo (che, se non lo aveste ancora capito, non esistono), cominciamo a non introdurre sostanze inquinanti. Non è più logico? Costa solo un po’ di disciplina e allenamento mentale al cambiamento.

Secondo passo, fondamentale: imparare a gestire ciò che chiamiamo “fame” e capire cosa sia in realtà. Mangiare produce serotonina che genera quel noto senso di benessere; questa sostanza viene prodotta anche da altri tipi di nutrimento come per esempio quello emozionale. L’uomo, si sa, si ciba anche di stati d’animo o emozioni, e proprio per la loro carenza cerca rifugio e appagamento con l’abuso di cibo. Il benessere che proviamo mentre viviamo emozioni spirituali colma la fame mentre, quando viviamo un vuoto interiore, nelle relazioni e nei bisogni, confondiamo il vuoto emozionale con il vuoto fisico perdendo il confine tra di essi. Per questo capita di mangiare in modo compulsivo, pensando di riuscire a colmare quel vuoto per poi sentirsi ancor più vuoti di prima. Poi, inesorabilmente, segue a ruota il senso di colpa per essersi fatti del male e un attimo dopo arriva la consapevolezza dell’errore. È importante imparare a distinguere quando stiamo soddisfacendo un bisogno biologico e quando uno emozionale. Una volta individuato questo confine bisogna imparare a gestirlo. Attenzione: nessuno sta dicendo che sia una cosa semplice ma, lavorandoci, si può fare; soffermiamoci un momento, ascoltiamoci e chiediamoci che tipo di fame sia. È una fame fisica o una emotiva? Respiriamo e ascoltiamo fisicamente lo stomaco, ascoltiamo il senso di sazietà. Se riconosciamo una fame emozionale soffermiamoci e, poi, fermiamoci. Chiediamoci cosa veramente ci manca in quel momento, manifestiamo questo bisogno agli altri, quando possibile, e cerchiamo di non chiuderci in noi stessi perché è proprio questo che produce il senso di vuoto da cui tentiamo di scappare mangiando.

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