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A quasi tre anni da quando tutto ebbe inizio, di Covid-19 si parla sempre meno. Segno che ha stufato. Ha stufato sentire chiunque discettare di vaccini e interessi economici di Big Pharma, teorie complottiste che riesumano i peggiori scenari da cortina di ferro con i cinesi al posto dei russi, non sapendo tuttavia come spiegare perché i cinesi, se appunto tutto partì da loro nell’accezione cospirazionista del termine, ora siano nelle pesti a causa della nuova ondata di Covid che sta vanificando l’azzardo dei lockdown attuati a singhiozzo per piegare le ricomparse del virus. Come sappiamo, confinare la gente a casa per settimane e mesi s’è rivelata una politica costosissima sul piano dei diritti civili e delle ripercussioni economiche, specie se imposta in città con milioni di abitanti come Shanghai, in complessi residenziali nei quali vivono gli stessi abitanti di una cittadina italiana media come Voghera. Farlo, ossia parlarne ma sulla scorta delle oltre quattrocento pagine di cui si compone il libro di David Quammen, può essere un buon compromesso perché ci ha pensato l’autore a fare chiarezza sulle vicende, spulciando fra gli studi scientifici che hanno fatto la storia del Covid-19 e dei suoi antenati più prossimi, come il coronavirus della Sars (2003) e poi quello della Mers (2012), e citando il succo dei colloqui via Zoom che il noto giornalista scientifico ha avuto con oltre novanta scienziati, per verifica delle fonti e ulteriori approfondimenti.
La captatio benevolentiae di cui veniamo a conoscenza ma solo se l’attenzione ci ha sorretto fino all’ultima pagina di questo tomo imponente è che Quammen, divulgatore scientifico di fama mondiale, non ha un curriculum di formazione scientifica bensì letteraria, e che il suo modello di scrittura – tutti nel proprio lavoro prendono a modello qualcuno che reputano eccelso – è lo scrittore americano William Faulkner. Insomma, la scorrevolezza dello stile e l’andamento incalzante della narrazione che gli appartengono finalmente sappiamo da dove gli arrivano e, quello che conta, che non vanno mai a scapito del rigore scientifico, visto che molti degli scienziati intervistati si sono poi presi la briga di rivedere contestualmente la lezione che è andata a testo.
Quammen offre una verifica oggettiva del suo lavoro come ottima sintesi di una narrazione stilisticamente invidiabile e di rigore scientifico anche a noi italiani per dei fatti che conosciamo bene. Qualcuno ancora ricorderà, se non l’ha rimosso per ragioni traumatiche, l’incubo che si è patito in Lombardia a marzo del 2020. È stato quando dipingevano l’Italia e segnatamente la Lombardia nella cartografia informativa come l’epicentro a livello mondiale della diffusione del virus. Quammen menziona il paziente di Castiglione d’Adda, quello che allora tutti chiamavamo ingiustamente il paziente zero. Il trentottenne che si era recato in ospedale a Codogno a causa dei sintomi severi. Ebbene, allora il Covid-19 era in nuce. La consegna, ricorda Quammen, per i medici era di sottoporre a test specifico solo chi aveva avuto contatti diretti o indiretti con la Cina. Cosa che il vissuto recente di questo paziente escludeva categoricamente. Sappiamo che era affetto da Covid grazie all’iniziativa della dottoressa che lo prese in cura, che volle fargli il test lo stesso, a causa della gravità inspiegabile dei sintomi, primo fra tutti la mancanza di respiro che di lì a poco lo porterà in terapia intensiva. Sbagliato era limitare il test ai sintomatici che avessero avuto rapporti con la Cina, chiosa Quammen. Una pandemia, e quella che si stava affrontando aveva già tutta l’aria di esserlo, ha come corollario che la stragrande maggioranza dei casi appartiene agli asintomatici che, tuttavia, sono in grado di diffondere il virus in maniera non meno pervasiva ed efficace dei sintomatici. Alla domanda perché proprio la Lombardia, come epicentro europeo? Quammen ricorda le risposte più in voga, e forse le più tranquillizzanti per la Giunta regionale presieduta da Attilio Fontana, alla quale, come noto, sono riconducibili le decisioni in termini di organizzazione e gestione della sanità in ambito regionale. Ovvero, che la Lombardia è capitolata per prima perché è un’area a forte concentrazione industriale. Il che implica, da un lato maggior inquinanti nell’aria, ovvero polmoni più deboli e già malati, perfetti per l’impennata della mortalità dopo il colpo di grazia della polmonite interstiziale da Covid. Dall’altro, più industria significa più interscambio e viaggi d’affari in una economia globalizzata, specie da e verso la Cina. Forse Quammen dimentica o tralascia per non addentrarsi troppo nel particolare, la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo in provincia di Bergamo, quando già si sapeva a cosa si sarebbe andati incontro tenendolo aperto; in aggiunta ai pazienti Covid posti a contatto con i “fragili” delle RSA milanesi, decisione che venne presa in sede regionale non appena la carenza di posti letto negli ospedali milanesi e lombardi cominciò a farsi sentire.
Nel riesumare i pensieri sul Covid, ricordiamoci anche di questi fatti. I nostri morti, tra i quali quelli in fila a centinaia sui camion a Bergamo, alla volta di crematori disposti a incenerirli, lo meritano. Tanto più che a metà febbraio 2023 in Lombardia si vota. Guarda caso proprio per le regionali.

Senza Respiro, David Quammen, Adelphi, Milano 2022, € 26,00.
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