di Annalisa Turri
Il caffè allunga la vita, grazie ai polifenoli e ad altri composti antiossidanti. Lo sostengono alcuni studi recenti condotti su vasta scala. L’Italia è tra i Paesi indagati. L’unica raccomandazione è quella di non eccedere, per via della caffeina e dei danni che essa può apportare a livello gastrico, del fegato e del cuore, accelerando il ritmo cardiaco. Di contro è ottimo contro il diabete alimentare e non è vero che aumenta il colesterolo
C hi beve tre tazzine di caffè al giorno sembra essere più longevo di chi non lo fa, indipendentemente dal metodo con cui la bevanda assunta è preparata: normale o decaffeinata. A darne la notizia sono due importanti studi pubblicati su «Annals of Internal Medicine». Uno di questi è il primo studio europeo su larga scala, che ha arruolato oltre 520 mila soggetti provenienti da dieci Paesi europei tra cui l’Italia.
La ricerca è stata condotta da esperti della IARC (International Agency fo Research on Cancer) e da altrettanti dell’Imperial College di Londra, coordinati dall’epidemiologo Marc Gunter. Essa si basa sul rapporto di assunzione di caffè e il rischio di mortalità e ha riguardato la coorte EPIC, che comprende precisamente 521.330 soggetti di età per lo più superiore a 35 anni e provenienti da dieci nazioni (Italia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Svezia), i quali sono stati seguiti con questionari e valutazioni per un periodo medio di 16 anni (durante il quale sono deceduti 41.693 soggetti).
L’effetto salvifico del caffè si spiega in quanto contiene numerosi composti, come i polifenoli (potenti antiossidanti vegetali), gli acidi clorogenici (anch’essi composti fenolici), i diterpeni (presenti in resine e balsami vegetali). I benefici maggiori riportati dallo studio riguardano l’apparato digerente (rispetto ai non bevitori di caffè, chi consuma più di tre tazze di caffè, se di sesso maschile, ha una mortalità inferiore del 59%; se donna, inferiore del 40%).
Oltre un terzo delle cause di morte per malattie del tratto digestivo considerate nello studio riguarda il fegato. Per questo effetto c’è una spiegazione convincente, ovvero chi consuma caffè ha un migliore profilo enzimatico epatico, che è stato valutato analizzando i biomarkers di una parte del campione: i 16 mila soggetti per cui quei dati erano disponibili. Inoltre, sembra che il consumo di caffè sia associato anche a un migliore controllo del glucosio e a un più basso tasso di infiammazione nell’organismo: infatti chi beve caffè ha valori inferiori di proteina C reattiva, che è un marcatore di infiammazione. Tutto ciò contribuisce a spiegare perché i bevitori di caffè hanno un rischio di morte inferiore.
Caratteristica interessante rilevata, che rincuorerà i fan del caffè decaffeinato, è che l’associazione tra caffè e ridotto rischio di morte sia stata riscontrata indipendentemente dalla presenza di caffeina nel caffè consumato, quindi pare che alla base del presunto “effetto panacea” non ci sia la caffeina ma altre sostanze contenute in questa tanto amata bevanda.
Il secondo studio, con autrice principale Wendy Setiawan della University of Southern California, ha investigato l’associazione tra caffè e mortalità su una coorte multietnica di 185.000 afroamericani, nippoamericani, latinoamericani e caucasici.
Trovando che i benefici del caffè sono simili per tutte le etnie, e ottenendo risultati numerici del tutto analoghi a quelli europei, i due studi si possono sintetizzare così: rispetto a chi non beve caffè, chi consuma una tazza di caffè al giorno (da 235 ml, a differenza della nostra tazzina da espresso che invece è circa da 40 ml), ha un rischio inferiore del 12% di morte per varie cause (disturbi cardiaci, cancro, ictus, diabete, problemi respiratori e renali); ancora meglio per chi consuma tre o più tazze, infatti il rischio di mortalità, rispetto ai non bevitori, è più basso del 18%.
Preso alla mattina a digiuno, sembrerebbe che il caffè vuoti lo stomaco dai residui di un’imperfetta digestione e lo predisponga a una colazione più appetitosa. Va precisato ad ogni modo che una tazzina di caffè e un cucchiaino di zucchero, apportano all’organismo circa 45 calorie in totale.
Resta però valida la raccomandazione della Food and Drug Adminstration di non eccedere con il consumo di cibi e bevande che contengono caffeina. Molti ricercatori sconsigliano il caffè decaffeinato, cioè quello contenente meno dello 0,1% di caffeina, rimarcando l’uso di solvente tossico per eliminare la caffeina, del quale rimarrebbero tracce, che tuttavia per legge dovrebbero non essere sopra una soglia minima, comunque considerata dai medesimi detrattori troppo alta.
In realtà molte aziende utilizzano dei metodi di produzione del decaffeinato che non necessitano di alcun solvente realmente tossico, e che quindi si possono considerare sicuri.
Per quanto riguarda le modalità di assunzione del caffè, sarebbe sconsigliato assumerlo prima di mettersi in viaggio, se non dopo aver mangiato, infatti è uno stimolante e facilita l’attenzione, ma favorisce anche un’ipersecrezione gastrica fastidiosa, soprattutto a stomaco vuoto. Il caffè abbinato al latte caldo, ha la proprietà di bloccare l’appetito in quanto, per via della temperatura, l’acido tannico del caffè si combina con la caseina del latte, dando luogo al tannato di caseina, composto difficile da digerire.
Agli acidi clorogenici presenti nel caffè sono attribuiti effetti sul metabolismo del glucosio, perché si è visto in vitro che sono inibitori di un’eccessiva produzione degli enzimi α-glucosidasi e glucosio-6-fosfatasi, che attivano la conversione di non-carboidrati e glicogeno in glucosio, suggerendo che possa modificare l’assorbimento del glucosio nell’intestino tenue. Il glucosio viene immesso nel sangue, portato ai muscoli e per la parte in eccesso accumulato sotto forma di molecole di grasso. Alcuni studi, infatti, mostrano una riduzione del rischio di diabete di tipo 2.
Queste proprietà antiossidanti preventive del diabete sono associate in particolare al caffè verde che contiene una più alta concentrazione di questi acidi e, diversamente dal caffè tradizionale che viene tostato, non perde tale valore nutrizionale.
Privarsi del caffè può essere una decisione difficile da prendere, principalmente in età adulta, nonostante ciò molte persone con il colesterolo alto per anni hanno rinunciato al piacere di questa bevanda, che si credeva incidere sui livelli di colesterolo.
In realtà, tra caffè e colesterolo alto si verifica un’incidenza esclusivamente quando il caffè viene preparato sotto forma di una determinata tipologia di bevanda conosciuta come “caffè bollito”. Questo è un antico metodo di preparazione, che prevede la bollitura dei chicchi tagliati grossolanamente per circa una decina di minuti.
Questa tipologia di caffè, consumata principalmente in Norvegia, ha un contenuto maggiore di cafeolo e cafestolo, due composti contenuti nella parte grassa del caffè che possono causare un innalzamento dei valori del colesterolo. Il caffè espresso o quello preparato con la moka, perfino quello solubile, contengono una minima porzione di questi due composti, facendo sì che anche chi soffre di ipercolesterolemia, possa tranquillamente bersi il suo caffè.
Le dosi giornaliere consigliate per una persona adulta sono non più di tre tazzine al giorno. Questo limite è necessario per non incorrere in controindicazioni causate per lo più dalla caffeina come per esempio una leggera tachicardia, senso di agitazione, ansia, dolori allo stomaco, dissenteria, nausea e mal di testa. Infatti, la dose massima di caffeina giornaliera in età adulta è di 250 mg. Un caffè ne contiene circa 85 mg, quindi con tre caffè al giorno si rientra perfettamente nella dose di caffeina consigliata.
Il caffè può essere nocivo per la salute esclusivamente se si superano le dosi consigliate. Se lo amate lungo, per esempio se preferite il caffè americano o quello turco, dovrete prestare particolare attenzione, perché una tazza di caffè americano, nonostante ci sia un maggior quantitativo di acqua, contiene anche più caffeina, arrivando a un valore di circa 120 mg per tazza. Dunque se bevete questa tipologia di caffè, meglio evitare di berne più di due tazze al giorno.