Dispnea o fiato corto, affaticamento, ritmo cardiaco accelerato o irregolare. Sono questi alcuni sintomi dell’insufficienza mitralica (IM), la seconda patologia più frequente nel mondo occidentale a carico delle valvole cardiache. Può presentarsi in forma lieve o severa, può essere funzionale o degenerativa e soprattutto, se non curata, può evolvere in scompenso cardiaco.
Nonostante le attuali linee guida indichino nell’intervento chirurgico, riparativo o sostitutivo, il trattamento di scelta nei pazienti con IM severa, non vi è ancora un’indicazione chiara sulla scelta per pazienti con IM severa e scompenso cardiaco (SC) in fase avanzata, anche perché i risultati della cardiochirurgia nel trattamento dell’IM funzionale sono inferiori in termini di complicanze e di sopravvivenza ai risultati dell’IM degenerativa.
Di questo e di altri dettagli si è parlato in occasione del convegno “La valvola Mitrale si presenta”, che si è tenuto il 23 aprile 2022 al Castello di Novara. Nel corso della giornata è stato effettuato anche uno screening ecocardiografico sulla popolazione ivi residente, volto all’identificazione di problematiche legate alla presenza di una patologia valvolare mitralica.
Seguendo lo svilupparsi del dibattito novarese, abbiamo appreso che i pazienti con severa disfunzione del ventricolo sinistro sviluppano spesso IM secondaria a un rimodellamento sfavorevole della geometria ventricolare con dilatazione di camera, dislocamento dei muscoli papillari e dilatazione anulare; inoltre, che la terapia transcatetere delle valvulopatie sta avendo un notevole impatto nella cardiologia interventistica. Ai nostri giorni, la riparazione percutanea dell’IM è un’opzione terapeutica che si pone come alternativa all’intervento cardiochirurgico convenzionale in una selezionata popolazione di pazienti, costituita prevalentemente da soggetti che non vengono operati dal cardiochirurgo per un alto o proibitivo rischio operatorio per comorbidità, età avanzata o severa disfunzione ventricolare sinistra. Sulla base di queste evidenze, sono stati sviluppati diversi dispositivi per la terapia transcatetere dell’IM. In particolare, sono disponibili sistemi che permettono di effettuare in modo percutaneo la tecnica edge-to-edge o doppio orifizio, nata dapprima in cardiochirurgia.
La prevalenza dell’insufficienza mitralica aumenta con l’età. Si calcola che al di sopra dei 75 anni circa il 10-15% dei pazienti presenti una insufficienza mitralica di grado moderato-severo.
«La prima necessità – ha sottolineato Giuseppe Patti, Responsabile Scientifico del convegno, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università del Piemonte Orientale e Direttore del Dipartimento Toraco-Cardio-Vascolare dell’AOU di Novara – è rappresentata da una corretta diagnosi della malattia: lo screening ecocardiografico consente di individuarne i segni critici e di identificarne la gravità, in modo da intraprendere il percorso terapeutico più opportuno ed efficace. Sono stati sviluppati vari dispositivi per la terapia trans-catetere dell’insufficienza mitralica. In particolare, sono adesso disponibili sistemi che permettono di eseguire l’innovativa tecnica percutanea edge-to-edge».
Il trattamento della patologia valvolare mitralica è stato tradizionalmente di tipo chirurgico. Negli ultimi tempi, si è invece sempre più diffusa la tecnica di riparazione trans-catetere della valvola mitrale, che ha caratteristiche di mininvasività, assenza di cicatrice chirurgica e di anestesia prolungata. La riparazione percutanea trans-catetere della valvola mitrale ormai rappresenta un’importante alternativa terapeutica all’intervento cardiochirurgico tradizionale, principalmente nei soggetti che presentano comorbidità, età avanzata o scompenso cardiaco. In queste specifiche tipologie di pazienti ha infatti un ottimo livello di efficacia, presenta meno rischi rispetto all’intervento chirurgico a cuore aperto e consente un decorso post-operatorio più veloce.
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