di Elisabetta Bramerio
Una serie di linee guida ufficiali e da ultimo uno studio condotto da ricercatori italiani hanno dimostrato che i farmaci che combattono la disfunzione erettile sono ottimi anche per alcune patologie cardiache. In attesa che altri studi definiscano la classe di pazienti cardiologi più adatta ad assumerli, vi è la certezza scientifica che questi farmaci sono perfetti per i pazienti maschi affetti da ipertensione e problemi cardiaci, desiderosi di migliorare le proprie prestazioni sessuali
Succede che un farmaco testato contro una data malattia si dimostri efficace contro un’altra. È successo con il minoxidil, un composto chimico dotato di una potente attività vasodilatatoria. Dapprincipio il minoxidil venne sperimentato per combattere l’ipertensione. Fra coloro che lo assumevano, si era riscontrato l’irsutismo come particolare effetto collaterale. Una crescita di peli e capelli che suggerì di utilizzarlo contro la calvizie. Ed è successo con i farmaci prescritti per combattere la disfunzione erettile. “Viagra e Cialis i nomi dei più famosi. L’azione di questi farmaci era inizialmente stata indirizzata all’ambito cardiovascolare, ma come effetto collaterale nei volontari che sperimentavano il farmaco si evidenziò un miglioramento della funzione erettile. Da qui il successo degli inibitori della PDE5 in ambito andrologico-urologico. Ma la ricerca nel settore scientifico cardiologico non si è fermata e la dimostrazione dell’efficacia in questo campo è stata confermata da una serie di studi. Di recente sono stati diffusi i dati di una sperimentazione italiana condotta da giovani ricercatori dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”. Tale ricerca ha messo in luce che, dopo tre mesi di trattamento con inibitori della PDE5, il cuore dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 è tornato alla normalità, reggendo le verifiche di controlli sofisticati come la risonanza magnetica e altri esami molecolari. Collazionando i dati in letteratura, a beneficiare maggiormente di questi farmaci sarebbero proprio pazienti affetti da diabete, da ipertrofia del ventricolo sinistro e affetti da scompenso cardiaco come conseguenza dell’ipertensione polmonare. Il tutto, a fronte di effetti collaterali trascurabili. “La nostra meta-analisi dimostra che i PDE5-inibitori sono ben tollerati – ci racconta la dottoressa Elisa Giannetta, prima autrice dello studio in questione, apparso su BMC Medicine nel 2014 – Su un totale di 24 studi randomizzati per un numero complessivo di 1622 soggetti, di cui 954 trattati con PDE5-inibitori, abbiamo potuto misurare la sicurezza di questi farmaci”. L’effetto collaterale maggiormente segnalato sarebbe stato il mal di testa. “La cefalea come evento vasomotorio, correlabile all’effetto vasodilatatore del farmaco, ma rapidamente autolimitantesi”. Invece, i limiti di assunzione sono quelli classici, già suggeriti nell’indicazione che migliora la funzione erettile. Ovvero, i farmaci inibitori della PDE5 non devono essere somministrati nei pazienti che fanno uso di nitroderivati per curare la cardiopatia ischemica e l’ipertensione. La combinazione potenzierebbe l’effetto di dilatazione vascolare. “I limiti di assunzione consistono nella co-somministrazione con nitroderivati per il potenziamento dell’effetto vasodilatatorio e quindi ipotensivo di questi farmaci”.
Ed è proprio per questo motivo che i farmaci inibitori della PDE5 devono essere assunti sotto stretta osservazione medica, onde evitare il rischio che l’effetto si sommi a quello dei nitroderivati o di altri farmaci. È il medico che si incarica di monitorare il potenziale pericolo di questa classe di farmaci. La classe medica nel suo complesso invita, chi decide di assumere Viagra e Cialis, a non lasciarsi attrarre dalle vendite low cost su Internet. Il pericolo è in agguato per via dei nitroderivati, ma non solo. Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, i problemi di disfunzione erettile possono essere il campanello d’allarme di disturbi di natura cardiovascolare, metabolica, endocrinologica. Dal che si intuisce che è bene prima comprenderne la causa per poter mirare alla terapia.
Alla luce degli ottimi risultati che questi farmaci stanno dimostrando in campo cardiovascolare, non è sbagliato ipotizzare entro breve un loro utilizzo specifico, separato da quello andrologico. “La nota efficacia in campo andrologico dei PDE5 inibitori – dice ancora la dottoressa Giannetta – ha per anni spostato l’attenzione dalla primaria indicazione cardiovascolare di questa classe di farmaci. I PDE5 inibitori hanno avuto per molto tempo come unica indicazione il deficit erettile. La ricerca fortunatamente è andata avanti. E molte evidenze scientifiche sono emerse. In un primo studio del nostro gruppo di ricerca in tale ambito, pubblicato sulla rivista internazionale «Circulation», abbiamo dimostrato l’efficacia dei PDE5 inibitori sul rimodellamento cardiaco dei pazienti diabetici. Pazienti che presentano proprio il deficit erettile come primo campanello d’allarme della loro patologia e delle complicanze cardiovascolari”. Da qui l’esigenza di misurare l’efficacia dei PDE5 inibitori sui vari aspetti della patologia cardiaca. “Proprio questo impegnativo lavoro di ricerca e analisi statistica della letteratura finora pubblicata sull’argomento – precisa il professor Andrea M. Isidori, Università degli studi di Roma “Sapienza”, coautore e corresponding author dello studio appena citato – ha dimostrato l’efficacia cardioprotettiva di una somministrazione in cronico di PDE5 inibitori e ci ha permesso di identificare il modello di cardiopatia che più si avvantaggerebbe di un trattamento con tale classe di farmaci, ovvero il paziente con ipertrofia cardiaca e scompenso cardiaco in fase iniziale”.
Si è detto, sia pur di sfuggita, che l’inibitore della PDE5 nasce come farmaco specifico in ambito cardiovascolare. Saranno poi i benefici contro la disfunzione erettile (una co-morbilità dei pazienti ipertesi e cardiopatici) a decretarne il successo a scopo sessuale. Ora, alla luce di questo rinnovato successo del farmaco in ambito cardiovascolare, ci si augura che la prescrizione a scopo terapeutico-sessuale, per la quale questi farmaci sono meritatamente diventati famosi, ovvero per migliorare la funzione erettile ma anche a scopo ludico, sia alleggerita dal sospetto che chi li assume corra il rischio di morire a causa di un infarto. “Ci auguriamo che la scienza superi la credenza – è l’auspico della dottoressa Giannetta, che così continua – La nostra è un’analisi statistica, pertanto priva di commenti e considerazioni. È un’analisi che unisce i risultati di più studi e in tale ottica indica gli ambiti di ricerca più promettenti. Come la possibile indicazione dei PDE5 inibitori in campo cardiovascolare. Questi farmaci sono già validati e ampiamente utilizzati in cardiologia per una specifica patologia, l’ipertensione polmonare. Noi ci proponiamo di studiare se siano cardioprotettivi in altre classi di pazienti, in modo da raggiungere sempre più l’obiettivo di una medicina su misura del paziente”.
Parole che sembrano premonitrici dei futuri sviluppi. Il passo successivo della meta-analisi italiana? “Lo step successivo è già in corso! – aggiunge la dottoressa Giannetta – Abbiamo disegnato e registrato al sito governativo dei trial clinici NIH (National Institutes of Health) uno studio sulla differenza di genere nella risposta ai PDE5 inibitori in termini di efficacia sul rimodellamento cardiaco in pazienti diabetici con ipertrofia cardiaca. Il nostro obiettivo è quello di scoprire la presenza o meno di una risposta genere-correlata a questa classe di farmaci. In altre parole, se uomini e donne rispondono in maniera differente al trattamento con i PDE5 inibitori”.
Per concludere, la scienza ha dimostrato e continua a dimostrare che gli inibitori della PDE5 (PDE5i), hanno effetti protettivi verso il cuore. Indi, “il messaggio che vogliamo inviare all’opinione pubblica – aggiunge la dottoressa Giannetta – è semplice e diretto: i PDE5i sono una classe di farmaci sicura e ben tollerata, che non deve far paura. I nostri studi hanno suggerito che migliorano la performance cardiaca grazie a un effetto diretto sul cuore. Infatti, questi farmaci assunti tutti i giorni non hanno effetti ipotensivi, in altre parole non abbassano la pressione arteriosa. Quindi ci proponiamo di individuare la tipologia di pazienti che meglio potrà avvalersi di questi farmaci per proteggere il proprio cuore”.