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Prendi 36 maratoneti ormai in là con gli anni (46-77 anni) ma ancora in attività, assicurati che non soffrano di malattie cardiovascolari, misurane le prestazioni e la funzionalità endoteliale, che alla loro età è fisiologicamente ridotta, a causa della diminuzione dell’ossido nitrico e, all’opposto, dell’aumento dello stress ossidativo. Ebbene, mettili a confronto con un gruppo di coetanei altrettanto sani da un punto di vista cardiovascolare ma per i quali l’attività fisica è qualcosa di sconosciuto. Chi l’ha fatto, chi ha messo a confronto questi valori fra i due gruppi di soggetti, sportivi e sedentari, ha ottenuto la riprova che l’attività fisica aumenta la capacità antiossidante e i livelli plasmatici di riferimento di molecole connesse al metabolismo cellulare (SIRT1, miR29 e mRNA PGC-1α). In altri termini, il processo di disfunzione dell’endotelio che si accompagna all’invecchiamento e che favorisce la comparsa delle malattie cardiovascolari è nettamente rallentato nel primo gruppo rispetto a quanto evidenziato nel secondo, per effetto dell’attività fisica regolare.

E così, a detta dei ricercatori dell’Università di Pisa che hanno eseguito questo studio, apparso di recente su «Scientific Reports», i dati suggeriscono che l’attività fisica regolare può prevenire la disfunzione dell’endotelio indotta dallo stress ossidativo e associata all’invecchiamento.

Come ci ricordano i ricercatori nella premessa, l’invecchiamento è un processo fisiopatologico caratterizzato da un graduale declino strutturale e funzionale dell’organismo nel tempo, a causa del quale si pongono le basi per diverse condizioni sfavorevoli, tra cui le malattie cardiovascolari. Sebbene i meccanismi molecolari che portano all’invecchiamento non siano ancora del tutto chiari, il processo sembra associato a un’alterazione dell’omeostasi cellulare, della disfunzione mitocondriale, dei fattori genetici, delle modificazioni epigenetiche e da connessioni intracellulari compromesse. È stato dimostrato che l’esercizio fisico influisce positivamente sulle funzioni endoteliali grazie alla sua capacità di aumentare la disponibilità di ossido nitrico sia nei soggetti giovani sia in quelli anziani fisicamente attivi. Negli individui anziani fisicamente attivi, si evidenziano funzioni microcircolatorie preservate e difese antiossidanti plasmatiche nel microcircolo cutaneo.

Che cos’è il microcircolo cutaneo e come migliora in conseguenza dell’attività fisica? L’abbiamo chiesto a Simona Daniele e Ferdinando Franzoni, ricercatori e autori principali dello studio menzionato.

«Il microcircolo cutaneo rappresenta la circolazione capillare sottocutanea, che è possibile studiare attraverso opportuni strumenti, ed è soggetta anch’essa all’azione di vasodilatazione dell’ossido nitrico. Per questo, attraverso lo studio del microcircolo, è possibile valutare la funzionalità endoteliale che tende ad alterarsi con l’invecchiamento. L’attività fisica regolare stimola il rilascio di ossido nitrico, migliora la capacità antiossidante e promuove l’espressione di molecole che migliorano il metabolismo cellulare, contribuendo quindi a prevenire l’alterazione del microcircolo età-correlata».

L’auspicio è che in futuro i nuovi studi siano in grado di analizzare i parametri di cui sopra in un numero maggiore di persone e per una fascia di età più ampia, al fine di testare in maniera più adeguata l’influenza dell’età nelle risposte cardiache e vascolari all’attività fisica. In ogni caso, si può essere fiduciosi che i benefici a fare attività fisica aerobica con regolarità sono molto più evidenti delle controindicazioni. E che l’età matura in questo non è un limite ma può diventare un prezioso alleato.

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