Secondo dei ricercatori americani, se le aree urbane sono ricche di verde, minore è l’incidenza e la mortalità delle malattie cardiovascolari rispetto a ciò che si registra dove piante, arbusti e prati scarseggiano. In altre parole, la presenza di polmoni verdi abbatte il tasso di anidride carbonica (CO2) e di polveri sottili PM 2,5 che, insieme al PM10, sono il prodotto di scarto della C02. Avendo un peso specifico più leggero e un diametro più piccolo, il PM 2,5 rimane nell’atmosfera più a lungo e riesce a penetrare più a fondo nell’organismo dell’uomo, fino a raggiungere i sistemi cardiovascolare e linfatico. Per le immagini dell’ambiente i ricercatori si sono serviti di quelle riprese dai satelliti della NASA che misurano le lunghezze d’onda della luce solare visibile ricorrendo alla tecnica dei raggi infrarossi. Più l’indice di vegetazione DNVI è alto, più gli corrisponde una vegetazione sana e rigogliosa. È la clorofilla dei vegetali che, assorbendo la luce solare, accende di colore rosso le aree ad alta densità di prati e piante nelle immagini a infrarossi. I risultati sono il frutto di uno studio composito che ha messo insieme i dati clinici di 249 mila persone di ≥ 65 anni, osservati a Miami, Florida; studio di cui si è occupato anche l’American Heart Association, ritagliandogli ampio spazio nella sezione dedicata alle questioni ambientali. I luoghi con una migliore qualità dell’aria hanno una maggiore presenza di aree verdi. Inoltre, a una cubatura più elevata di queste aree, è correlato a un minor tasso di morti per malattie cardiache, ha dichiarato William Aitken dell’Università di Miami, che ha preso parte alla ricerca. Dati i potenziali benefici cardiovascolari di misure più ecologiche, è importante che il dialogo sul miglioramento della salute e della qualità della vita includa politiche ambientali che supportino la sostenibilità; i decisori politici dovrebbero sostenere l’ecosostenibilità attraverso sforzi che favoriscano la giustizia ambientale garantendo un accesso equo a spazi verdi, aria pulita e acqua pulita, oltre a ridurre al minimo l’esposizione ai rischi ambientali, ha poi aggiunto in dichiarazioni rese alla stampa. Inoltre, in questo studio trasversale, condotto utilizzando dati nazionali su qualità dell’aria e la presenza del verde, l’incidenza delle malattie cardiovascolari e la popolazione del censimento USA del 2014-2015, i ricercatori hanno misurato l’ecosostenibilità per contea negli Stati Uniti e l’hanno confrontata con i tassi di mortalità per malattie nazionali dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie cardiache (Atlas). Hanno anche sovrapposto i dati delle misurazioni della qualità dell’aria per ciascuna contea e le informazioni dell’Ufficio censimento su età, razza, istruzione e reddito. Risultato, per ogni microgrammo in più di PM 2,5 presente in ogni metro cubo di aria, i decessi dovuti a malattia cardiovascolare crescono di circa 39 unità ogni 100 mila abitanti. Di contro, ad ogni aumento di 0,1 unità dell’indice di vegetazione (DNVI) corrispondono 13,2 morti in meno per lo stesso numero di abitanti.
E in Europa? L’Europa si sta impegnando per ridurre le emissioni di carbonfossili del 55% entro il 2030. Di questo passo, l’EU detterà l’agenda mondiale dei prossimi dieci anni nella lotta contro l’inquinamento e contro il dissesto idrogeologico del pianeta. Altre buone notizie sono rintracciabili per iniziativa di singoli Stati, quando non di singole aggregazioni di cittadini e istituzioni. Strano ma vero, ciò accade anche in Italia. E così il Paese europeo probabilmente fin qui meno verde e meno virtuoso nella conservazione ambientale, è impegnato a recuperare. È quello che sta facendo Forestami. Forestami è un’iniziativa che prevede la piantumazione di tre milioni di nuove piante nell’area metropolitana di Milano entro i prossimi dieci anni. Le piante sono lo strumento più semplice che abbiamo per abbattere la C02 – ha dichiarato Stefano Boeri, architetto di fama internazionale e presidente del consorzio che ha dato vita al progetto. Ma come fare affinché le piante in città possano convivere in armonia con il resto dell’arredo urbano senza diventare un pericolo per l’incolumità delle persone in caso di maltempo e integrandosi al meglio con viali e marciapiedi? Per Boeri bisogna ridurre la cubatura dei parcheggi lungo le strade destinate a diventare viali alberati, adattando la pavimentazione delle aree interessate. Va da sé che, così facendo, è necessario ridurre il numero delle auto. Una strategia in linea con le conclusioni degli autori dello studio americano dal quale siamo partiti. Infatti, i ricercatori dell’università della Florida auspicano che i risultati da loro raggiunti incoraggino le sperimentazioni cliniche a introdurre interventi sull’ambiente costruito (per esempio, piantare alberi per aumentare la presenza vegetativa e il verde) per migliorare la salute cardiovascolare dei pazienti ivi residenti.